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Expériences & Recherches

L’impatto della qualità dell’attaccamento fra genitore e figlio/a sull’educazione bilingue in famiglia

Demeter Michael Ikonomu
p. 61-74

Résumés

L’éducation bilingue pour les familles binationales représente un défi de taille. Comment entreprendre avec succès une éducation bilingue? Dans cet essai sont résumés les principaux résultats d’une étude qui a analysé plusieurs facteurs, favorables ou pas, qui entrent en jeu dans l’éducation bilingue en famille. Pour mener cette recherche, des questionnaires ont été élaborés et distribués aux mères ou pères qui représentent la langue faible, c’est-à-dire celle qui est considérée comme la langue étrangère dans le pays de résidence de la famille. Il a été décide de circonscrire l’âge de l’enfant de 0 à 6 ans. Cela signifie que dans leurs réponses aux questionnaires, les parents devaient se référer exclusivement à cette période.

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Texte intégral

1L’educazione bilingue per le famiglie binazionali rappresenta una grande sfida. Come intraprendere un’educazione bilingue con successo? In questo saggio vengono riassunti i principali risultati di uno studio che ha analizzato vari fattori, favorevoli o non, nell’educazione bilingue in famiglia (Ikonomu, 2014), prendendo di mira, soprattutto, i fattori psicologici e considerando la sensibilità dei genitori che si impegnano per realizzare un’educazione bilingue.

2Per compiere questa ricerca sono stati elaborati dei questionari e sono stati somministrati a madri e padri rappresentanti della lingua debole, ovvero della lingua considerata lingua straniera nel paese di residenza della famiglia. È stato deciso di circoscrivere l’età del figlio/a da 0 a 6 anni. Ciò significa che i genitori nel rispondere alle domande dei questionari dovevano riferirsi solamente a quel periodo, indicando le loro autovalutazioni. Il concetto di lingua debole può essere chiarito con il seguente esempio: la famiglia vive a Parigi, la madre è di lingua francese (lingua forte) e il padre è di lingua tedesca (lingua debole). In tale caso, il padre rappresenta il genitore di lingua debole, fondamentalmente responsabile di un’educazione bilingue ed è a lui che il questionario è stato somministrato.

3L’attenzione si è focalizzata su un campione di 65 coppie binazionali: un genitore era caratterizzato dalla lingua forte e l’altro genitore era un rappresentante della lingua debole.

4A ogni genitore rappresentante la lingua debole è stato somministrato un questionario che conteneva alcune domande a risposta aperta ed altre a risposta chiusa, per un totale di 28 domande. I genitori, nel rispondere, hanno riferito le loro valutazioni e sensazioni, come risulta dalla domanda 5 del questionario, riferita al successo o insuccesso dell’educazione bilingue:

55. Condizione di bilinguismo di suo figlio/sua figlia, dopo i primi sei anni di vita. Qual è il livello linguistico del ragazzo/della ragazza nella lingua debole, vale a dire nella lingua che non è parlata nel paese? (Riempire solamente una casella per riga: )

Livello linguistico

Molto bene

Bene

Abbastanza bene

Sufficientemente bene

Poco

Per niente

Il ragazzo/la ragazza capisce ...

Il ragazzo/la ragazza parla ...

6Si ritiene, infatti, che dipenda da loro se il figlio o la figlia sia diventato/a bilingue o no. I genitori vivevano/vivono in Europa centrale e mediterranea (soprattutto Francia, Germania, Italia). Le lingue deboli in questione erano le seguenti: tedesco, francese, inglese, italiano, spagnolo, bulgaro, ungherese, russo e rumeno.

7I fattori di natura non strettamente psicologica, che promuovono o ostacolano il bilinguismo, sono stati e sono, tuttora, nel focus di numerose ricerche. I fattori psicologici, invece, sono rimasti perlopiù in secondo piano. In questa ricerca descrittiva si è inteso mettere l’accento su quei fattori psicologici che sono alimentati dal rapporto genitore-figlio/figlia e sono stati analizzati secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby (2010). Fra i fattori psicologici, risultano: la vicinanza con il bambino/a, la prontezza di risposta, lo stile di comunicazione, l’empatia, la sensibilità in tutte le sue sfaccettature, il piacere ludico verso l’esplorazione, ossia tutti fattori rilevanti per il futuro successo di un bilinguismo che si riveli equilibrato anche dal punto di vista emotivo per il figlio o la figlia. La definizione dell’equilibrio emotivo si basa sulle teorie di John Bowlby (2010), di Mary D. S. Ainsworth (1969/2003) e di Karin Grossmann & Klaus E. Grossmann (2012).

8Un altro asse della ricerca ha preso in considerazione il ruolo del principio educativo OPOL (One Person One Language). Descritto e definito già all’inizio del secolo scorso da Maurice Grammont e Jules Ronjat (2014), questo principio consiste nella netta suddivisione linguistica fra i genitori. Ogni genitore si rivolge esclusivamente al figlio/a nella propria lingua. In questo modo, il bambino/a riesce a stabilire un rapporto emotivo verso le due lingue, poiché una lingua gli viene parlata dalla madre e l’altra dal padre. Quest’approccio richiede una disciplina decisamente coerente. Negli ultimi anni sono apparse anche delle critiche da parte di linguisti e genitori, i quali hanno ritenuto questo principio di non semplice applicazione (Lippert, 2010). Una classificazione di base dei questionari riguardava la seguente scelta: il genitore ha usato OPOL o no?

9L’ipotesi principale da verificare in questa indagine è stata: esiste un rapporto stretto fra qualità dell’attaccamento e successo nell’educazione bilingue?

10Oltre all’OPOL, anche altri fattori sono stati analizzati:

  • il tempo dedicato dal genitore al figlio/a

  • l’uso di sussidi come la televisione satellitare e Dvd

I genitori oggetto della ricerca

11Il campione dell’indagine era formato da 50 madri e 15 padri aventi lingua debole, con un figlio o una figlia in una famiglia binazionale. Il periodo educativo preso in considerazione è stato da 0 a 6 anni. Dai 6 anni di età del figlio/a, è possibile, infatti, valutare se l’educazione bilingue ha avuto successo o meno. Nella loro educazione bilingue, i genitori hanno utilizzato, o meno, il metodo OPOL.

12I genitori interpellati erano 65 e, in base alle risposte, sono stati suddivisi in 9 gruppi, come segue:

  • 12 madri che – secondo loro – hanno educato la loro figlia in modo bilingue con successo con la formula educativa OPOL

  • 9 madri che – secondo loro – hanno educato la loro figlia in modo bilingue con successo senza la formula educativa OPOL

  • 10 madri che – secondo loro – hanno educato il loro figlio in modo bilingue con successo con la formula educativa OPOL

  • 6 madri che – secondo loro – hanno educato il loro figlio in modo bilingue con successo senza la formula educativa OPOL

  • 9 madri che – secondo loro – hanno educato la loro figlia in modo bilingue senza successo senza la formula educativa OPOL

  • 4 madri che – secondo loro – hanno educato il loro figlio in modo bilingue senza successo senza la formula educativa OPOL

  • 7 padri che – secondo loro – hanno educato la loro figlia in modo bilingue con successo con la formula educativa OPOL

  • 7 padri che – secondo loro – hanno educato il loro figlio in modo bilingue con successo con la formula educativa OPOL

  • 1 padre che – secondo lui – ha educato suo figlio in modo bilingue con successo senza la formula educativa OPOL.

Successo/Insuccesso del bilinguismo

13A prima vista si nota che – anche se l’indagine non è rappresentativa – tutti i padri partecipanti hanno avuto, secondo loro, successo nel loro approccio educativo bilingue. La stragrande maggioranza, vale a dire 52 genitori su 65, che hanno partecipato alla ricerca, ha indicato di aver avuto successo nell’educazione bilingue. 13 madri su 50 hanno risposto di non aver avuto successo nei loro tentativi educativi bilingui e non avevano applicato il principio OPOL. Coloro i quali avevano applicato OPOL hanno sempre avuto successo. È stato osservato, tuttavia, che dei genitori che non avevano applicato OPOL (15 madri e un padre) hanno ritenuto di aver ottenuto il bilinguismo con successo.

14Per l’indagine, stato ideato un questionario dedicato al genitore rappresentante della lingua debole. I questionari erano due, uno per le madri e uno per i padri. Vi erano delle domande specifiche per i padri, per esempio, circa l’attività ludica con il figlio o la figlia. Nel questionario, accanto ai fattori psicologici, anche i seguenti elementi sono stati oggetto della ricerca: tempo dedicato all’educazione del figlio/a, utilizzo dei sussidi in lingua debole (TV satellitare, DVD, Internet), applicazione del principio OPOL (One Person One Language).

Tempo dedicato dal genitore al figlio/alla figlia

15Nessun genitore ha indicato di aver avuto troppo poco tempo per l’educazione del figlio/a. Per un’educazione di successo, non sembra essere indispensabile aver necessariamente molto tempo per il bambino/a, vale a dire più tempo rispetto a quello di cui dispone un genitore che lavora. Nel gruppo delle madri circa la metà esercitava un lavoro fuori casa, l’altra no. Nel gruppo delle madri che hanno indicato di non aver avuto successo nell’educazione bilingue con i loro figli una maggioranza non lavorava fuori casa e aveva, di conseguenza, molto tempo a disposizione per il figlio/a. Questa circostanza non è stata però garanzia di successo dell’educazione bilingue. Per quanto riguarda i padri, la situazione era diversa; con un’eccezione soltanto, tutti lavoravano fuori casa e potevano dedicare solo il tempo che il lavoro permetteva loro – e tutti hanno avuto, secondo le loro indicazioni, successo nell’educazione bilingue.

Sussidi nella lingua debole

16Per quanto riguarda i padri interpellati, la maggioranza ha lasciato decidere i figli in che lingua volevano guardare il programma televisivo o i DVD. La maggioranza (10 padri su 15) ha lasciato guardare i programmi anche nella lingua debole. Anche nel gruppo delle madri che hanno avuto successo, una maggioranza ha lasciato guardare i programmi nella lingua debole (28 madri su 37).

17È rilevante il dato che segue: tutte le madri che non hanno avuto successo nell’educazione bilingue hanno indicato che i loro figli non hanno visto esclusivamente la TV o i DVD nella lingua debole. Un terzo di questi bambini ha visto, soprattutto, programmi nella lingua forte e due terzi, esclusivamente, nella lingua forte. In confronto ai genitori che, secondo loro hanno avuto successo nell’educazione bilingue, le madri senza successo non hanno utilizzato, o comunque solo poco, la televisione satellitare o i DVD nella lingua debole. Queste madri hanno rinunciato fin dall’inizio all’utile supporto della TV nella lingua debole che, però, sembra rappresentare un elemento di aiuto per l’acquisizione della lingua debole, sia dal punto di vista linguistico, che culturale. In riferimento a questo campione, si può supporre che l’insuccesso nei tentativi di realizzare un’educazione bilingue dipenda anche dalla rinuncia a questi utili sussidi.

L’importanza del principio educativo OPOL

18Tutti i padri, partecipanti alla ricerca, hanno indicato di aver educato con successo in modo bilingue. Dei 15 padri solo 1 non ha applicato il principio OPOL. Nel gruppo delle madri che hanno educato con successo c’erano madri che hanno utilizzato il principio OPOL e altre no. Questo sembrerebbe indicare che l’uso di OPOL non è necessariamente imprescindibile per realizzare un’educazione bilingue positiva. Però, si può osservare che tutti coloro che hanno usato OPOL, sia padri che madri, hanno avuto successo nella loro educazione bilingue. Nell’ambito di questa ricerca non è stato riscontrato neanche un caso d’insuccesso in concomitanza con l’applicazione del metodo OPOL. Le madri che vantano un’educazione bilingue con successo prevalgono. Tutte le madri che non hanno avuto successo nei loro tentativi di educazione bilingue non avevano applicato OPOL. Le madri senza OPOL hanno successo (15 madri) tanto quanto le madri che non hanno successo (13 madri). Facendo riferimento al campione di questi 65 genitori, l’applicazione del sistema educativo OPOL sembra rivestire un ruolo importante nel successo dell’educazione bilingue.

Il principio della teoria dell’attaccamento

19Alla base della ricerca vi erano i fattori psicologici, soprattutto l’importanza della qualità dell’attaccamento fra genitore e figlio/figlia e il suo impatto sull’educazione bilingue. Nella ricerca vengono riportate le definizioni e le basi della teoria dell’attaccamento e vengono riportati, in conclusione, i singoli risultati. La maggior parte delle domande dei questionari somministrati riguardava il rapporto psicologico fra genitore e figlio/figlia. Queste domande sono state formulate in base ai principi della teoria dell’attaccamento secondo John Bowlby.

20Secondo questa teoria psicologica, in ogni bambino/a, sono presenti, in modo ereditario, fin dalla nascita, i comportamenti dell’attaccamento. Questi comportamenti si concretizzano nei primi sei mesi di vita e possono coinvolgere una o più persone di riferimento. Il riscontro sul piano fisico di questi modelli di comportamento è la vicinanza e sul piano emotivo è la sicurezza. A seconda del comportamento educativo della madre o del padre, per esempio, si alimenta un sentimento di attaccamento che può avere delle sfumature differenziate che, a loro volta, definiscono la qualità dell’attaccamento. Se questa qualità è alta e buona, ne trae profitto il bambino o la bambina per tutta la vita, in quanto ne scaturisce una base emotiva sicura. In caso contrario, ci sono delle ripercussioni negative anche per tutta la vita del figlio/figlia (Bowlby, 2010).

21Nel tentare di trasmettere un buon legame emotivo sicuro, detto ‘attaccamento stile sicuro’, le persone di riferimento, che per la maggior parte dei casi sono madri e padri, devono equilibrare le esigenze dei bambini e il conflitto che nasce fra il bisogno di sentirsi sicuri e il bisogno d’esplorazione. Nel caso ideale, un’alta sensibilità dovrebbe consentire al genitore di decidere quando il bambino/a ha bisogno di sicurezza e calore emotivo e quando, invece, è il caso di lasciargli la libertà di cui ha bisogno per esplorare il mondo. Un’alta sensibilità di comportamento confluisce in un comportamento d’attaccamento positivo e sicuro da parte del bambino/a chiamato: attaccamento stile sicuro (Grossmann & Grossmann 2012).

22In caso contrario, nascono modelli di comportamento dell’attaccamento lacunoso: attaccamento stile preoccupato, stile distanziante e stile timoroso-evitante. Per fissare e riconoscere questi stili di comportamento, la psicologa Mary D. S. Ainsworth (1969/2003) ha elaborato una particolare situazione di test, la cosiddetta strange situation. In una stanza vengono create delle particolari situazioni fra madre, bambino/a e una persona estranea. A seconda del comportamento del bambino/a si riesce a valutare quale tipo di legame dell’attaccamento ha sviluppato il bambino/a.

23L’indagine alla base di questo saggio non poteva avere come obiettivo la determinazione esatta dei vari stili dell’attaccamento riferiti ai singoli bambini che hanno avuto un’educazione bilingue. Tuttavia, la ricerca si è prefissata di indagare quei fattori psicologici rilevanti che determinano, fra altro, i vari modi dell’attaccamento. Sono stati esaminati i seguenti fattori per individuare il rapporto fra una buona qualità dell’attaccamento e un’educazione bilingue ottenuta con successo:

  • severità

  • stili di comunicazione delle madri con i neonati

  • rapidità nel dare risposte, reazione pronta

  • conversazioni col figlio/a circa i sentimenti

  • atteggiamento psicologico, distanza o vicinanza del genitore nei confronti del bambino/bambina

  • amore e simpatia

  • sensibilità e qualità dell’attaccamento

  • partecipazione dei padri alle cure del neonato/a

  • atteggiamento e sensibilità durante le attività ludiche.

La severità come valore educativo

24I genitori hanno avuto la possibilità di indicare liberamente e apertamente i valori che considerano particolarmente importanti nell’educazione dei loro figli. Il fattore della severità risultava tra questi. Le madri che educano con successo il figlio o la figlia in modo bilingue con l’approccio OPOL ritengono importante il fattore della severità. Le madri del campione esaminato che hanno applicato OPOL attribuiscono al fattore severità un ruolo importante nell’educazione. Infatti, l’applicazione del principio OPOL viene spesso associata ai seguenti valori: atteggiamento coerente, autorevolezza, continuità e capacità d’imporsi. I genitori che non hanno saputo applicare tale approccio educativo hanno indicato spesso di non esser stati abbastanza coerenti e di non essere sempre riusciti a usare solo la loro lingua cosiddetta debole per comunicare con il figlio/a. Fra le madri che hanno educato, per esempio, le loro figlie senza OPOL, solo 2 su 9 indicano il valore della severità. In sintesi, le madri con OPOL sembrano essere più severe. Invece, le madri senza l’applicazione di questo principio (con o senza successo nell’educazione bilingue) hanno indicato di essere state meno severe. In media, le madri senza successo hanno indicato in minor misura la caratteristica della severità. In generale, le madri con OPOL puntano di più sul fattore severità rispetto alle madri senza OPOL. Per i padri, la severità ha rappresentato un fattore educativo importante, solo per il padre che non ha applicato il principio d’educazione OPOL, la severità non era un aspetto importante nell’educazione impartita.

25Per quanto concerne i padri, il quadro è simile: la maggioranza dei padri con OPOL punta anche sulla severità.

26In conclusione, si può notare che per i genitori con OPOL, i valori come severità, autorevolezza e disciplina sono importanti. Meno importanti sono questi valori secondo le autodichiarazioni dei genitori senza OPOL. Sembra esistere una connessione fra un’educazione OPOL con successo e la severità educativa. I genitori, che non considerano importante la severità o addirittura la rifiutano, hanno l’opzione di educare il loro figlio/figlia in modo bilingue, senza applicare alla lettera il principio OPOL.

Descrizione del rapporto genitore-figlio/a e auspici per il futuro del bambino/a

27Una domanda del questionario era dedicata alla libera formulazione da parte dei genitori di cinque aggettivi in grado di descrivere il loro rapporto genitore-figlio/a. È stato possibile suddividere tali aggettivi in 7 gruppi: 1- amorevole/affettuoso; 2 - severo/coerente/autorevole; 3 - intellettualmente motivante; 4 - giocoso con umorismo; 5 - liberale/permissivo; 6 - comunicativo; 7 - protettivo.

28La categoria 1 ‘amorevole/affettuoso’ viene considerata dai genitori il fattore più importante; dalle madri in maniera preponderante rispetto ai padri. Le madri che hanno educato con OPOL hanno indicato in maggior misura aggettivi di quest’ambito. Le stesse madri hanno indicato anche in maggior misura aggettivi della categoria 2 ‘severo/coerente/autorevole’: tale fatto indica che la categoria 1 ‘amorevole/affettuoso’ non esclude la caratteristica della severità.

29La categoria 3 ‘intellettualmente motivante’ ha caratterizzato l’educazione dei genitori che hanno inteso sviluppare la creatività e l’autonomia dei loro figli. Quest’aspetto sembra incidere positivamente sul bilinguismo dei figli. Solo i genitori che hanno avuto successo nella loro educazione bilingue hanno indicato aggettivi di questo gruppo. Nessuna madre partecipante, nel gruppo di genitori che non hanno avuto successo nella loro educazione bilingue, ha indicato un aggettivo di questo gruppo.

30Per quanto attiene alla categoria 4 ‘giocoso con umorismo’ sono stati i padri coi loro figli e le madri con le loro figlie che hanno indicato quel tipo d’aggettivo.

31Molti meno sono stati i genitori che hanno scelto aggettivi riconducibili alle categorie 5 ‘liberale/permissivo’, 6 ‘comunicativo’ e 7 ‘protettivo’.

32Si osserva, con chiarezza, che soprattutto le 9 madri che non hanno avuto successo nella loro educazione bilingue hanno indicato aggettivi appartenenti alle categorie 5 ‘liberale/permissivo’, 6 ‘comunicativo’7 ‘protettivo’.

33Un’altra domanda del questionario offriva ai genitori la possibilità di indicare liberamente tre sostantivi riferiti ai loro auspici per il futuro dei loro figli. Tali sostantivi possono essere raggruppati nel seguente modo: 1 ‘aspetto professionale’; 2 ‘situazione psicologica equilibrata’; 3 ‘coppia e famiglia’; 4 ‘salute’; 5 ‘futuro in un contesto bilingue’.

34Al primo posto è presente il desiderio espresso dai genitori che i loro figli sviluppino una psiche equilibrata durante la loro vita. Al secondo posto risulta l’auspicio, da parte dei genitori, che i loro figli possano conseguire un successo professionale.

35Nel gruppo dei padri che hanno educato con OPOL, l’auspicio per un successo professionale dei figli/e è più marcato rispetto all’acquisizione di una psiche equilibrata. Colpisce che la maggioranza dei padri presi in esame ponga l’accento sull’importanza del successo professionale, tanto per i figli quanto per le figlie.

36Al terzo posto, per i genitori, sono presenti i desideri di un sereno rapporto di coppia e una vita familiare felice. Al quarto posto si trova la buona salute. Al quinto posto, i genitori hanno fatto riferimento alla vita futura dei loro figli in un ambiente bilingue.

I fattori psicologici dell’insuccesso secondo l’opinione dei genitori

37Le madri hanno potuto indicare quali, secondo loro, erano le ragioni del loro insuccesso (13 madri). 4 madri hanno indicato di non essere state sufficientemente conseguenti. 3 madri hanno ritenuto che l’ambiente circostante abbia avuto un’influenza negativa. 2 madri hanno attribuito l’insuccesso all’assenza di sostegno da parte del partner. L’ultima quota, ossia 2 madri, ha denunciato l’assenza di sussidi in lingua debole, quale ad esempio, la televisione. Altre 2 madri non hanno espresso alcun commento a riguardo.

Stili di comunicazione delle madri con i loro neonati

38Quasi tutte le madri che hanno avuto successo col bilinguismo dichiarano di aver comunicato già dai primi mesi di vita attivamente e consapevolmente con il loro neonato. Dai questionari somministrati, risulta che il loro stile di educazione è stato sensibile-amorevole, spontaneo-giocoso. Nessuna madre, nel corso dell’indagine, ha evidenziato un atteggiamento distaccato-neutro.

Rapidità nel dare risposte, reazione pronta

39Quasi tutte le madri indicano una prontezza alta o media nelle loro interazioni col neonato come anche si evidenzia nelle risposte delle madri che non hanno avuto successo con la loro educazione bilingue. Di conseguenza, sembra emergere che vi sono state altre ragioni in grado di spiegare il loro insuccesso. Dalle madri che hanno educato con successo senza OPOL, invece, la grande prontezza sembra essere stata importante. Questo elemento sembra particolarmente rilevante per l’educazione bilingue dei genitori che non usano il principio educativo rigido dell’OPOL.

Conversazioni col figlio/a circa i sentimenti

40Le madri che secondo le loro dichiarazioni, non hanno avuto successo nell’educazione bilingue hanno affermato di aver parlato, in minor misura, dei rispettivi sentimenti con i loro figli. Dei genitori con successo, la stragrande maggioranza ha posto l’accento sul valore di parlare dei reciproci sentimenti e stati d’animo nel rapporto con i loro figli.

Atteggiamento psicologico, distanza o vicinanza del genitore nei confronti del bambino/bambina

41Le madri che hanno educato con successo la figlia o il figlio in modo bilingue si rivelano particolarmente vicine ad essi. I questionari delle madri che non hanno avuto successo riportavano valori più bassi. Di conseguenza, questo dato sembrerebbe indicare che per il campione esaminato la distanza verso il figlio/la figlia era maggiore. Nel gruppo dei padri, la maggioranza ha dichiarato di essere vicina nel rapporto figlio/a, soprattutto i padri che hanno educato la loro figlia con OPOL. La grande vicinanza verso il figlio/a sembra essere una buona base per la trasmissione con successo di una seconda lingua.

Amore per il bambino/a

42Con poche eccezioni, tutti i genitori che hanno partecipato alla ricerca hanno indicato di lodare regolarmente i loro figli e hanno affermato di dimostrare ai figli la loro simpatia e il loro amore tramite la vicinanza fisica. Non si sono notate grandi differenze fra il gruppo che ha educato con successo e quello che ha ottenuto un insuccesso: l’amore dei genitori, all’interno di questa ricerca non sembra essere una garanzia per un’educazione bilingue di successo. Per quanto riguarda i padri che hanno educato con successo la loro figlia, va notato che essi hanno dichiarato livelli particolarmente alti di espressione di amore e simpatia.

Sensibilità e qualità dell’attaccamento

43Tutte le madri, tanto quelle la cui educazione bilingue ha avuto successo, quanto quelle che hanno registrato un insuccesso erano, secondo le loro indicazioni riportate sui questionari, nella relazione con i loro figli molto sensibili o abbastanza sensibili. Sono stati esaminati i seguenti fattori: ‘prontezza ed empatia’, ‘atteggiamento del genitore e trattamento del bambino/a’, ‘reazione del genitore in situazioni tese’ e ‘tolleranza verso l’autonomia dei figli’. I padri presi in esame erano più sensibili verso le loro figlie di quanto non lo fossero verso i loro figli. Per una gran parte dei genitori caratterizzati dal successo del bilinguismo, la sensibilità ha costituito un fattore importante e conseguentemente ha rappresentato per loro un fattore decisivo per l’educazione bilingue. D’altro canto, questo fattore di per sé non è stato sufficiente per garantire il successo, altrimenti il grado di sensibilità delle madri senza successo sarebbe stato inferiore.

Partecipazione dei padri alle cure del neonato/a

44La stragrande maggioranza dei padri presi in esame, che ha educato in modo bilingue con successo ha partecipato attivamente alla cura del neonato/a e sembrerebbe aver stabilito in tal modo, fin da subito, un alto livello di vicinanza con il neonato/a.

Atteggiamento del genitore e sensibilità verso il bambino/a durante le attività ludiche

45Una grande vicinanza con il bambino/a sembra essere un fattore favorevole. I padri, soprattutto, diversamente da molte madri, stabiliscono una vicinanza e un rapporto stretto con il bambino/a attraverso il gioco. Ma anche la maggior parte delle madri ha giocato quasi ogni giorno con i figli. In questo contesto, è interessante esaminare la diversa disponibilità, fra padri e madri, a far correre dei rischi ai figli. Le madri, in generale, non sono state più timorose durante il gioco con i figli rispetto ai padri, contrariamente all’opinione diffusa, secondo la quale sono i padri ad essere più propensi al rischio rispetto alle madri. Il fattore educativo, rilevante per la qualità dell’attaccamento, di motivare il figlio/a verso nuove scoperte non è presente nella stessa misura per tutti i genitori del campione. Colpisce che le madri che non hanno avuto successo nei loro tentativi di trasmettere il bilinguismo, in generale, erano le madri che dichiaravano di essere più timorose. Potrebbe ricercarsi un legame fra timore e insicurezza.

Conclusioni

46Jules Ronjat, nelle conclusioni del suo famoso libro (Ronjat, 2014), lasciò intendere che, sulla base delle sue esperienze, si era oltremodo convinto del principio d’educazione OPOL. Nella presente ricerca sembra risultare, che tutti i genitori aventi applicato OPOL hanno avuto successo nei loro tentativi di educazione bilingue. Questo fatto conferma il punto di vista di Ronjat. Riferito ai genitori analizzati, colpisce anche l’evidenza che tutte le madri del campione che hanno dichiarato di non aver avuto successo nei loro tentativi di trasmettere un bilinguismo (13 in tutto) non avessero applicato il principio OPOL.

47Come e secondo quale principio si educa in modo bilingue risulta decisivo per la realizzazione del bilinguismo. Il genitore della lingua debole si pone la seguente domanda: l’approccio OPOL è quello giusto per me? O è preferibile, nel mio caso, un approccio meno rigido e meno coerente? Si può educare in modo bilingue e con successo anche senza applicare OPOL, come risulta anche da questa ricerca. Le 15 madri e il padre che hanno avuto successo nella loro educazione bilingue senza OPOL sembrano testimoniarlo. È indicativo osservare, comunque, che tutti i genitori del campione esaminato fedeli al principio OPOL abbiano avuto successo. Malgrado alcune critiche, di questi ultimi tempi verso l’approccio OPOL questo principio sembra ancora essere importante e fonte di risultati positivi, a tanti anni di distanza dalle ricerche di Jules Ronjat.

48Oltre a diversi fattori psicologici, i genitori hanno potuto esprimersi anche su fattori non strettamente psicologici: l’impiego del tempo, l’utilizzo della TV satellitare e dei DVD nella lingua debole e il sostegno del genitore rappresentante della lingua forte nei confronti del partner rappresentante della lingua debole. Avere necessariamente molto tempo a disposizione da dedicare all’educazione del figlio/a non è stato – secondo i risultati emersi dall’indagine – una garanzia per la riuscita dell’educazione bilingue. Dall’altra parte, l’attività professionale fuori casa della madre non è stata considerata un ostacolo per la proficua realizzazione dell’educazione bilingue. Due fattori, in particolare, si sono rivelati positivi nel trasmettere il bilinguismo ai figli: l’uso di sussidi e l’appoggio del genitore rappresentante della lingua forte verso il partner rappresentante della lingua debole. La stragrande maggioranza delle madri partecipanti all’indagine che afferma di non aver avuto successo nell’educazione bilingue ha consentito la visione della TV e/o dei DVD solo nella lingua forte. Fin dall’inizio, hanno rinunciato loro stesse alla possibilità molto preziosa di far vedere la TV nella lingua debole.

49Le ultime parti del questionario somministrato hanno consentito alle madri e ai padri di inserire liberamente i loro commenti. Da questi, è emerso che i genitori hanno ritenuto decisivo l’appoggio del partner per la realizzazione del bilinguismo per il figlio o la figlia.

50Se quest’appoggio viene a mancare o addirittura se il partner boicotta o ostacola l’educazione bilingue, i tentativi del rappresentante della lingua debole sono sembrano essere destinati, nella maggior parte dei casi, a fallire molto presto.

51In questa ricerca descrittiva non è stato possibile esaminare, in modo approfondito, i diversi stili dell’attaccamento fra genitore e bambino/a. Tale obiettivo, infatti, sarebbe andato oltre le possibilità d’indagine. Si è inteso, tuttavia, analizzare se i fattori psicologici esaminati nell’attaccamento fra madre-bambino/a o padre-bambino/a abbiano avuto un impatto positivo sull’educazione bilingue. In questo senso, sembra emergere un’interdipendenza fra severità e l’applicazione del principio d’educazione OPOL. Le madri che, nell’educare i loro figli al bilinguismo, hanno applicato l’OPOL, hanno puntato maggiormente sulla severità, rispetto alle madri senza OPOL. Da ciò, si può, forse, dedurre che le madri per cui la severità non risulta essere un fattore educativo importante potrebbero educare meglio i loro figli in modo bilingue, senza il principio OPOL.

52In sintesi, per la riuscita di un’educazione bilingue, risulterebbero positivi i seguenti fattori:

  • lo stile di comunicazione sensibile e affettuoso da parte della madre verso il neonato/a

  • la prontezza nelle risposte e nelle reazioni della madre di fronte al neonato/a o bambino/a

  • il dialogo e la comunicazione consapevole con il figlio/a sui reciproci sentimenti sia da parte delle madri che da parte dei padri

  • la grande vicinanza verso il bambino/a

  • l’amore per il bambino/a

  • la sensibilità (va osservato che questo fattore non era meno presente nelle madri che hanno registrato un insuccesso)

  • la partecipazione attiva dei padri alle cure del neonato/a

  • un’alta sensibilità nelle attività ludiche (fattore valido, in particolare, per i padri).

53Tutti i fattori elencati, emersi dall’indagine svolta, si sono rivelati particolarmente positivi e utili per il successo dell’educazione bilingue. Infatti, i genitori che hanno riportato di aver avuto successo nell’educazione bilingue, dopo i primi sei anni, hanno attribuito a questi fattori valori sopra la media. Se questi valori, tuttavia, sono più bassi rispetto alla media, ciò non significa automaticamente che l’educazione bilingue debba fallire. Ciononostante, se mancano questi fattori, si può presumere che il percorso per trasmettere il bilinguismo risulterà nettamente più difficile.

54In un prossimo futuro, potrebbero essere particolarmente utili nuove ricerche sui fattori psicologici nell’ambito dell’educazione bilingue. Uno studio a livello rappresentativo che veda la cooperazione fra linguisti e psicologi sostenitori della teoria dell’attaccamento. I genitori stessi che sono intenzionati a mettere in atto un’educazione bilingue potrebbero attingere molte risorse da tali ricerche.

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Bibliographie

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Pour citer cet article

Référence papier

Demeter Michael Ikonomu, « L’impatto della qualità dell’attaccamento fra genitore e figlio/a sull’educazione bilingue in famiglia »Éducation et sociétés plurilingues, 40 | 2016, 61-74.

Référence électronique

Demeter Michael Ikonomu, « L’impatto della qualità dell’attaccamento fra genitore e figlio/a sull’educazione bilingue in famiglia »Éducation et sociétés plurilingues [En ligne], 40 | 2016, mis en ligne le 28 octobre 2016, consulté le 28 mars 2024. URL : http://journals.openedition.org/esp/833 ; DOI : https://doi.org/10.4000/esp.833

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Auteur

Demeter Michael Ikonomu

l'Università degli Studi "G. d'Annunzio" Chieti – Pescara (Italia)

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